Il Festival fa 70 e Amadeus sceglie di dedicare la terza serata alla storia del Festival di Sanremo chiedendo ai cantanti di reinterpretare un pezzo della lunga storia della kermesse da soli o in coppia.
Michele Zarrillo con Fausto Leali – Debora (1968)
Avevo 2 anni e nella mia mente non c’è traccia di “Debora”. E così continuerà a essere.
Facilmente dimenticabile
Junior Cally con i Viito – “Vado al massimo” (1982)
«Non mi reggo in piedi, ma nei vostri gossip non ci casco».
«Io non sono nessuno ma voglio proprio vedere come va a finire».
Le barre aggiunte da Junior Cally a «Vado al massimo» non sono puramente casuali, ma lui sul palco è ancora troppo ingessato.
D’attualità
Marco Masini con Arisa – “Vacanze romane” (1973)
Versione che sta tra la colonna sonora di un film gotico-horror con Masani (Georgina Rodriguez docet) al pianoforte che sostiene i gorgheggi di Arisa di bianco vestita.
Retrò
Riki con Ana Mena – “L’edera” (1958)
Povera Nilla Pizzi. Riki e Ana Mena si guardano negli occhi, lei gorgheggia, lui ci mette le sue strofe.Era meglio una cover tradizionale.
Inutile
Raphael Gualazzi con Simona Molinari – “E se domani” (1954)
Finalmente l’eleganza con l’Ariston che si trasforma in un raffinato jazz club. La splendida voce di Simona Molinari e il pianoforte di Gualazzi riappacificano con la musica.
Necessaria
Anastasio con P.F.M. – “Spalle al muro” (1991)
Anastasio si conferma un fuoriclasse. Con la Pfm mette su una performance da fuoriclasse. «Masticati e dopo vomitati» sono i vecchi, ma «arriverà il giorno che toccherà anche a voi», ricorda inframmezzando le parole scritte da Mariella Nava e cantate da Renato Zero. E il “vecchio” Di Cioccio suona la batteria da Dio.
Da rivedere cento e cento volte
Levante con Francesca Michielin e Maria Antonietta – “Si può dare di più” (1987)
Il minimalismo è di moda. Anche nelle cover. Quella di Levante con Francesca Michielin e Maria Antonietta lo è fin troppo. Piuttosto che sussurrarlo, “Si può dare di più” si dovrebbe urlare.
Trasparente
Alberto Urso con Ornella Vanoni – “La voce del silenzio” (1968)
Ogni commento è superfluo. L’unica domanda è: perché caro Alberto, perché?
Non qualificabile
Elodie con Aeham Ahmad – “Adesso tu” (1986)
Il minimalismo qui è giustificato dalla presenza da Aeham Ahmad, il pianista siriano che suona tra le macerie. Ma il pezzo non è adatto.
Cover e basta
Rancore con Dardust e La Rappresentante di Lista – “Luce” (2000)
Potente e poetica. Assoluta. Rap e pop allo stesso tempo. ArranIgiata come si deve. Cosa si può chiedere altro a una cover?
Incredibile
Pinguini Tattici Nucleari – “Papaveri e papere” (1949), “Nessuno mi può giudicare” (1966), “Gianna Gianna” (1978), “Sarà perché ti amo” (1981), “Una musica può fare” (1998), “Salirò” (2002), “Sono solo parole” (2011), “Rolls Royce” (2019)
Sembra solo un divertissement, ma è un esercizio per veri musicisti. Per non parlare delle altre canzoni nascoste che sono state svelate successivamente (Nel blu dipinto di blu, Una casetta in Canada, Vasco, Non amarmi e Fiumi di parole).
Virtuosa
Enrico Nigiotti con Simone Cristicchi – “Ti regalerò una rosa” (2007)
Non è mai semplice duettare con l’autore/esecutore di un pezzo. Nigiotti, però, non ha paura di confrontarsi con Cristicchi e l’insieme non delude.
Coraggiosa
Giordana Angi con SOLIS String Quartet – “La nevicata del ’56” (1990)
Quando qualcuna/o sceglie di cantare un pezzo di Mia Martini dovrebbe essere bacchettato. In quest’edizione ci sono cascati Tiziano Ferro e Giordana Angi. Adesso basta, grazie (ma, sappiamo che non è finita)
Impossibile
Le Vibrazioni con Canova – “Un’emozione da poco” (1978)
Cover per estimatori, non della Oxa ma de Le Vibrazioni. Perché se hai sentito una canzone le hai sentite tutte.
Autocover.
Diodato con Nina Zilli – “24000 baci” (1961)
Alle prove mi era piaciuta, con gli abiti di scena ancora di più. Diodato e Nina Zilli fanno diventare 24000 baci elegante.
Resterà
Tosca con Silvia Perez Cruz – “Piazza grande” (1972)
La classe è classe. Lucio Dalla sorriderebbe delicatamente alla contaminazione con la quale Tosca e Silvia Perez Cruz l’hanno omaggiato con delicatezza e classe.
D’effetto
Rita Pavone con Amedeo Minghi – “1950” (1983)
146 anni in due, lei ha ancora una grande voce, lui no. Lei avrebbe potuto scegliere meglio.
Solo per amatori di Minghi
Achille Lauro con Annalisa – “Gli uomini non cambiano” (1992)
Dopo la tutina da Renato Zero, Achille Lauro si traveste da David Bowie prima maniera. Look a parte Lauro e Annalisa non vanno bacchettati troppo per la scelta del pezzo e ne fanno una versione che, probabilmente, risentiremo. Però Lauro vocalmente s’appoggia completamente sulla partner.
Inaspettata
Bugo e Morgan – “Canzone per te” (1968)
Con Morgan niente può essere normale.
Sopra e sotto le righe
Irene Grandi con Bobo Rondelli – “La musica è finita” (1967)
Un’ottima scelta e un’esecuzione all’altezza.
Rispettosa
Piero Pelù – “Cuore matto” (1967)
Il rocker fiorentino mette il suo modo di essere al servizio di Cuore Matto e il risultato è davvero una bomba.
Potente
Paolo Jannacci con Francesco Mandelli e Daniele Moretto – “Se me lo dicevi prima” (1989)
L’omaggio di un figlio a un padre.
Non giudicabile
Elettra Lamborghini con MYSS KETA – “Non succederà più” (1982)
Già il pezzo era fuori luogo visto che non era stato mai in gara. La versione di Lamborghini/Myss Keta è improbabile.
Imbarazzante
Francesco Gabbani – “L’italiano”
E ti pareva che Gabbani non rinunciava allo show. Dopo la scimmia c’è la tuta da astronauta con cui canta con la giusta ironia L’Italiano.
Geniale