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La privacy dimenticata da Repubblica


Se fossi tale Paola, universitaria che ha avuto la sfortuna di smarrire il suo telefonino sul litorale di Cervia, il suo ragazzo o l’amico di lei Alex, sarei incazzata/o nera/o. E avrei già contattato un avvocato per tutelare la mia privacy e chiedere i danni morali all’idiota che, dopo aver ritrovato, il telefonino ha pensato bene – in barba ad ogni regola deontologica – di pubblicare gli ultimi messaggi sul sito di Repubblica in un pezzo rubricato alla voce ‘società’ (che non linko per ovvie ragioni)

Il “pretesto” è la decodifica del linguaggio giovanile con tanto di invito ai lettori a tradurre quello che tale Fabio Tonacci (un giornalista???) chiama ‘manoscritto’. Seguito assicurato da una società di ‘guardoni’ e gente che ama spiare dal buco della serratura: 239 messaggi di risposta sono tanti specialmente il 12 agosto.
Per fortuna non mancano quelli di feroce critica per una inaudita violazione della privacy non giustificata da alcuna esigenza informativa.

Volendo fare dietrologia un autogol per Repubblica che tanto si è spesa (giustamente) contro la legge bavaglio. Stavolta il post-it giallo servirebbe, ma solo per evitare di andare contro la giusta deontologia professionale.

La privacy dimenticata da Repubblica ultima modifica: 2010-08-12T20:39:00+02:00 da Mariella Caruso

Pubblicato il 12-08-2010  

Sull'autore

Mariella Caruso

Giornalista professionista per il settimanale Telesette, mamma e nonna. Vado in giro, incontro gente e qui racconto di me, del cibo che assaggio e cucino, della gente che incontro e della mia Sicilia

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