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Dall’Alidea alla Pallavolo Sicilia, alla ricerca del DNA vincente

Al palazzetto di piazza Spedini, accanto a quello che oggi è lo stadio Massimino, ci ho passato talmente tanti sabati, da pomeriggio a sera, a guardare partite di pallavolo da poter chiudere gli occhi e riuscire a immaginarlo com’era. Erano tempi in cui non si parlava ancora di scoutizzare le partite e per chi come me doveva aggiungere qualche cifra al tabellino erano d’obbligo taccuino, penna e passaggio dal segnapunti per segnare nomi e numeri di maglia. Se non delle squadre di casa che conoscevo a menadito, quanto meno di quelle ospiti. Parlo di un tempo che va a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90. Il programma partiva alle 15 con le donne della B2 per poi passare alla B2 e alla B1 maschile. E siccome erano anni ricchi, invariabilmente si faceva tardi e fra gli amici con cui uscire c’erano, giocoforza, tanti pallavolisti.

Al palazzetto di piazza Spedini giocava, e gioca ancora, anche la Pallavolo Sicilia che fra qualche ora (alle 18 di oggi sabato 22 maggio) affronterà nella gara di ritorno della prima fase dei play-off per la promozione nella B2 femminile di pallavolo, la Nuova Skylo San Pietro. Nonostante l’andata sia stata archiviata con una sconfitta in quattro set, il presidente Francesco Strano, lo stesso di quando io frequentavo il PalaSpedini, «è fiducioso» che la sua squadra possa andare avanti per cercare di conquistare una B1 da sogno.

La Pallavolo Sicilia e il suo presidente sono l’ultimo ‘pezzo’ di baluardo di un passato glorioso della pallavolo etnea, quell’Alidea Catania che nel 1980 guidata in panchina da Liliana Pizzo vinceva lo scudetto. La storia è tortuosa e passa da trasferimenti di squadre e titoli. Ma nella Satice, fondata nel 1976 ad Acireale e trasferita a Catania nel 1985 dove prese il nome di Pallavolo Sicilia, erano state incorporate la seconda squadra e le giovanili della società scudettata (della quale Francesco Strano era vicepresidente) che nel 1982 aveva trasferito il titolo di A1 a Messina.

Per questo, orgogliosamente, oggi Francesco Strano che nel frattempo è diventato anche nonno rivendica «forse con un pizzico di presunzione – si affretta ad aggiungere – un DNA nel quale si annida uno scudetto, una Coppa Italia, e sette scudetti giovanili». Tutto ciò nell’attesa che (tutta) la pallavolo etnea, ancora animata dalla passione infinita di giocatori, allenatori, dirigenti e appassionati, possa risorgere come un’araba fenice dalle ceneri di un passato bellissimo da ricordare ma sempre più lontano.

Dall’Alidea alla Pallavolo Sicilia, alla ricerca del DNA vincente ultima modifica: 2010-05-21T23:36:00+02:00 da Mariella Caruso

Pubblicato il 21-05-2010  

Sull'autore

Mariella Caruso

Giornalista professionista per il settimanale Telesette, mamma e nonna. Vado in giro, incontro gente e qui racconto di me, del cibo che assaggio e cucino, della gente che incontro e della mia Sicilia

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