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A spasso per il Vesuvio alla scoperta del Lacryma Christi

Cantine del Vesuvio (foto Veronica Muzzio)

Cantine del Vesuvio (foto Veronica Muzzio)

Immersa nel Parco nazionale del Vesuvio in territorio di Trecase, c’è la Cantina del Vesuvio, «una piccola azienda vinicola a conduzione familiare fondata da mio padre Giovanni nel 1948», racconta Maurizio Russo, attuale proprietario della Cantina. «Ho iniziato a operare sin da giovanissimo in vigna facendo la gavetta come operaio», sorride il vignaiolo che si definisce “wine maker”.

I VINI. «È nella nostra cantina vinicola che viene prodotto il Lacryma Christi, un vino che si perde nella notte dei tempi conosciuto già dagli antichi romani – racconta Russo -. Viene ricavato da Caprettone (o coda di volpe) e Piedirosso (o per e Palumm), uve autoctone del Vesuvio. Dalla prima qualità si ottiene il Lacryma Christi bianco e dalla seconda quello rosato e rosso». A saltare subito agli occhi è l’assenza di sistemi d’irrigazione in vigna. «Le radici delle nostre viti affondando nel terreno lavico che è scuro e poroso e trattiene naturalmente l’umidità che poi viene rilasciata alle piante. Questo permette di mantenere i nostri vitigni, portati dai greci nel V secolo aC, sani», spiegano i conduttori che si sono impegnati anche nel rispetto della terra e nell’agricoltura biodinamica. «La nostra produzione è interamente rivolta al rispetto della terra e del vino, dal 1996 impieghiamo metodi di produzione biologica, concimando il terreno sabbioso vulcanico con concimi organici trattando l’uva soltanto con rame e zolfo. La nostra è una realtà biodinamica, presto avremo anche la certificazione Bio», rivela Maurizio Russo.

I grappoli di Caprettone dai quali la «Cantina del Vesuvio» ricava il Lacryma Christi (Foto Veronica Muzzio)

I grappoli di Caprettone dai quali la «Cantina del Vesuvio» ricava il Lacryma Christi (Foto Veronica Muzzio)

 

LA DEGUSTAZIONE – «La leggenda narra che il nome Lacryma Christi proviene dalle caratteristiche del terreno che non avendo bisogno d’esser irrigato fossero le lacrime del Redentore a bagnare le viti», racconta chi accompagna i visitatori a visitare l’azienda vitivinicola. Ogni visita si conclude con una degustazione che fa conoscere i prodotti tipici del territorio. Ad accompagnare il Lacryma Christi Bianco Dop è pane cotto nel forno a legna da intingere in una emulsione di Mosto di Lacryma Christi Dop con olio extra vergine della stessa azienda agricola. Il sapore del Lacryma Christi rosso e Rosato si sposa perfettamente con provolone, casatiello (una torta rustica), salame e bruschetta con pomodorini del Piennolo. Gli spaghetti di grano duro con salsa di pomodorini del Piennolo e basilico sono accompagnati da Lacryma Christi Riserva (80% piedirosso e 20% aglianico invecchiati in barili di rovere francese tra i 18 e i 24 mesi) e dulcis in fundo pastiera napoletana con pasteggio di Capafresca Spumante rosato 100% aglianico e acquavite di albicocche del Vesuvio. Inoltre all’interno dell’azienda agricola, da cui si gode una vista mozzafiato sulla Costiera amalfitana fino a Capri, c’è a disposizione una cottage con piscina e vista panoramica prenotabile su Airbnb.

Veronica Muzzio

A spasso per il Vesuvio alla scoperta del Lacryma Christi ultima modifica: 2017-09-10T23:00:49+02:00 da Mariella Caruso

Pubblicato il 10-09-2017  

Sull'autore

Mariella Caruso

Giornalista professionista per il settimanale Telesette, mamma e nonna. Vado in giro, incontro gente e qui racconto di me, del cibo che assaggio e cucino, della gente che incontro e della mia Sicilia

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